Mangiare carne non è certamente sconsigliato, ma attenzione alle quantità, anche in considerazione dell’età, dello stile di vita, dal quadro clinico personale (pressione, colesterolo, azotemia). In generale, per una persona sana e adulta, il consumo medio può essere di 130 grammi (donna) o 150 (uomo) a porzione, da una a tre volte alla settimana (più una volta la carne bianca).
Malattie cardiovasolari
Specie se rossa, la carne contiene grassi saturi e colesterolo che tendono a depositarsi nelle arterie con il rischio di ostruirle e quindi di favorire l’insorgere di infarti e ictus. Inoltre tutti gli studi dimostrano che un eccessivo apporto di grassi saturi, specie se abbinato a sedentarietà e sovrappeso, favorisce disfunzioni lipidiche e grasso addominale (quello più pericoloso perché ricco di attività endocrine), cause di disturbi cardiocircalotori, ma anche di tumori.
Naturalmente il problema riguarda tutti i cibi ricchi di grassi saturi, come i formaggi stagionati.
Calcoli renali, gotta e artrosi
L’alto contenuto proteico delle carni può favorire la formazione dei residui che pesano su fegato e reni, e l’elevato numero di cellule con particolari acidi (nucleici), che si trasformano nell’organismo in acido urico, può essere causa di calcoli renali, gotta e artrosi.
Stati infiammatori diffusi
Oggi tutti gli animanli di allevamento sono alimentati con granaglie (mais, girasole) e farine di pesce, contenenti dosi elevate di acidi grassi insaturi Omea 6. Questi, una volta nell’organismo , si trasformano in acido arachidonico e cambaino la natura stessa delle carni, trasformandole in un alimento capace di creare uno stato infiammatorio. E la condizione infiammatoria è il primo presupposto di tutte le malattie cardiovascolari, croniche e degenerative.
Invecchiamento precoce
Proprio le condizioni infiammatorie sono il primo presupposto non solo delle malattie cardiovascolari, croniche e degenerative, ma anche dell’invecchiamento precoce, compresa la pelle con tutti i danni estetici che ne derivano.