La lombalgia è un disturbo comune che coinvolge muscoli e vertebre della regione lombare. Essa colpisce circa il 40% delle persone e si stima che circa il 90% delle persone ne soffrano almeno una volta nella vita. La lombalgia può essere classificata per durata, come acuta (dolore di durata inferiore alle 6 settimane), sub-cronica (da 6 a 12 settimane) o cronica (più di 12 settimane), oppure per tessuto colpito (muscolo-tensiva, discale,…)
La prima caratteristica della lombalgia è di non interessare le radici nervose. La causa scatenante può essere uno sforzo inusuale, un affaticamento fisico, un sovraccarico funzionale, ma spesso può manifestarsi “senza causa apparente”. Proprio in questa ultima condizione, entrano in gioco le capacità e le conoscenze di un buon terapista, il quale, attraverso un’indagine iniziale approfondita e una serie di test specifici, individua quella che potrebbe esser la priorità e/o la causa dei dolori lamentati dal paziente. Sempre più spesso si assiste ad una stretta relazione tra cicatrici e stati algici in aree distanti dalla cicatrice. Un esempio semplice ed immediato è confermato dalla cicatrice da parto cesareo in relazione a stati lombalgici molto fastidiosi. Questo tipo di relazione coinvolge differenti strutture del nostro organismo: in primis il tessuto fasciale, per poi coinvolgere componente del tessuto muscolare e viscerale, sino a creare tensioni, retrazioni e compressioni a livello posteriore lombare, causando la classica Lombalgia. In letteratura, molti autori, quali Brùggman, Licciardone, Morris H., Valouchova P., hanno approfondito lo studio delle aderenze causate dalle cicatrici e loro conseguenti disturbi a distanza. Cicatrici artroscopiche per interventi articolari (visivamente piccole) perdono la loro fisiologica lubrificazione, dando un marcato accollamento delle superfici con sensazione di immobilità del tratto che darà diminuzione di ossigenazione, alterazione del microcircolo con conseguente distruzione delle fibre elastiche e formazione di fibrosi e aderenze. Stessa cosa si ha nelle cicatrici dell’addome (cesareo, appendicite) con riduzione della componente elastica e infine formazione di cicatrice rigida o cheloide. Cicatrici presenti da diversi anni, ma ancora rosse sono indice di una non corretta guarigione. I visceri (stomaco, intestino,ecc.) sono intimamente connessi tra di loro e legati alla parete posteriore della colonna; una aderenza superficiale data da una cicatrice può alterare il loro stato di tensione, funzionamento e rapporto con altri organi creando rigidità e dolore delle strutture scheletriche/articolari e del viscere stesso. Tutto ciò è controllato e mediato dal sistema nervoso, con una convergenza di informazioni viscero-somatiche nel midollo spinale. Una cicatrice addominale, infatti, potrebbe alterare la funzionalità del plesso mesenterico inferiore, determinando sintomi correlati al sistema nervoso simpatico e alle sfere viscerali e somatiche correlate a livello dorso-lombare, come gli studi su cadavere hanno comprovato. Pertanto aderenze viscerali possono influenzare il sistema nervoso simpatico con varie sintomatologie come ad esempio la rigidità vertebrale corrispondente al livello metamerico d’innervazione. La regola generale è di controllare le cicatrici, anche quando sembrano essere normali. La ricerca ha già dimostrato che anche se una cicatrice sembra essere ipotonica al tatto la sua attività elettrica è maggiore in un paziente a cui è stato ordinato di muoversi attivamente rispetto all’attività elettrica registrata nello stesso paziente in una zona di cute integra. Ciò vale per ogni parte del corpo.
“La medicina osteopatica tiene in profonda considerazione le cicatrici e ritiene esse giochino un ruolo fondamentale nella comparsa di svariate problematiche viscerali, somatiche e posturali; così, utilizzando specifiche manipolazioni e trattamenti osteopatici, l’osteopata riesce a ridurre o addirittura eliminare le complicanze associate alle cicatrici”.
BIBLIOGRAFIA
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- http://www.vincenzolorusso.com/le-cicatrici-e-le-aderenze-derivanti-dalla-chirurgia-addominale.html