Il primo pensiero che ci sovviene quando pensiamo al colpo di frusta generalmente è l’immagine di un tamponamento automobilistico e le relative questioni salutistiche, nonché medico legali.
Ogni trauma che prevede un’accelerazione e una decelerazione, un movimento “a frusta può rientrare nella definizione di “COLPO DI FRUSTA”; esso è un fenomeno traumatico molto complesso, che coinvolge non solo la colonna cervicale, come si pensa molto spesso, ma tutto l’asse cranio-vertebrale, compreso l’osso sacro e il bacino. La variabile più importante che deve venir presa in considerazione infatti è se il colpo di frusta è stato previsto o meno, ovvero se c’è stato il tempo per la persona di prepararsi e irrigidire i muscoli per difendersi, nel qual caso il trauma presenta una componente muscolare importante, spesso però non molto grave. Se il trauma, invece, non viene previsto, possono avvenire lesioni a livello più profondo, in quanto le strutture di difesa passive (ossa e ligamenti) assorbono l’urto e il movimento a frustata si scarica cineticamente anche a livello delle strutture di sostegno del sistema nervoso (dura madre) e degli organi interni. Per quanto riguarda nello specifico la colonna cervicale, essa subisce un movimento rapido e violento di flessione ed estensione durante il colpo di frusta.
Ciò che non è naturale e risulta lesivo, è l’intensità e la velocità del movimento del collo che avviene durante il colpo di frusta. Con tali caratteristiche, il movimento effettuato tende a sollecitare sia le diverse articolazioni che l’apparato muscolare. Sarà importante prendere in considerazione pertanto tutte le strutture, compreso il tessuto nervoso, soprattutto nel caso di cervico-brachialgie e formicolii agli arti superiori, vertigini, nausee e dolore che dal collo si irradia verso la testa come un cappuccio o si manifesta nella zona degli occhi. Occorre portare particolare attenzione al distretto cranio-cervicale poi, nel caso in cui la persona abbia sbattuto la testa contro il cruscotto, contro il volante o altri oggetti: in questo caso l’osteopatia, con la sua particolare attenzione alle dinamiche cranio sacrali e della mobilità di queste ossa può avere una marcia in più per affrontare i disturbi in tali aree. Ancora, anche le spalle ed il costato necessitano di eventuale valutazione: in queste aree possiamo comunque aver creato un punto fisso nella “frustata”. La clavicola, lo sterno e le costole possono subire delle trazioni e delle compressioni così forti da essere vittime in taluni casi di fratture vere e proprie. Da non trascurare, soprattutto nell’ottica osteopatica, sono i disturbi a livello viscerale: se pensiamo di scuotere un barattolo avremo ripercussioni di tale movimento anche nel contenuto (visceri) e non solo nel vasetto contenitore (apparato muscolo-scheletrico). Anche in questo caso l’osteopatia, tramite l’approccio definito “osteopatia viscerale” si dedica alla manipolazione di tali strutture.
Da un punto di vista posturale, analizzando la cosiddetta verticale di Barré (che potremmo definire seppur approssimativamente il modo in cui appare l’assetto posturale guardando il paziente da dietro), il colpo di frusta si presenta spesso similmente a ciò che possiamo ritrovare di fronte ad uno squilibrio emozionale o ad un forte shock psico-emotivo. Ciò si giustificherebbe per il fatto che il tipo di perturbazione posturale in questi casi è tale da permettere scarse capacità compensative. Aspetti legati poi alla cronicizzazione del dolore devono essere tenuti in considerazione e in questo caso anche i fattori cosiddetti bio-psicosociali possono entrare in gioco.
Infine, come sempre, desidero sottolineare che il trattamento del colpo di frusta deve essere affrontato con un’ottica multidisciplinare, a partire da un’accurata diagnosi medica e ove fosse necessario, un periodo di riposo, eventualmente con l’utilizzo di farmaci e di un approccio fisioterapico e osteopatico.